Marina Prinzivalli, vive tra Pisa e Napoli dove è nata nel 1968.
Architetto e fotografa professionista, matura fino dalla giovinezza un rapporto personalissimo con la fotografia che usa come strumento di indagine e di espressione, un modo per catturare la realtà, rendere indelebili attimi della vita che talvolta la memoria cancella.
Si dedica con entusiasmo e professionalità alla sua attività di fotografa appassionandosi di qualsiasi soggetto, fiera della sua formazione di architetto che le conferisce una sensibilità costruttiva fondamentale. Caratterialmente dinamica e volitiva, riesce a coniugare il suo amore per i viaggi, la danza, la musica e la vela tramite la fotografia, mezzo essenziale per elaborare il proprio vissuto esperienziale.
Scrive di lei Davide Gasperi.
Nella fotografia di Marina Prinzivalli prevale il senso del gioco visivo e una inesausta curiosità verso le relazioni instaurabili tra gli oggetti, sia che esse si manifestino spontaneamente oppure che al contrario debbano essere costruite attraverso gli artifici della messa in scena fotografica.
Specie nei suoi scatti più riusciti si evidenzia una particolare capacità di cogliere al volo ciò che ha un appeal fotogenico, siano essi oggetti, corpi, nuvole, ombre. Si rivela allora come ogni manipolazione produttiva si adoperi per far emergere, amplificare delle qualità che possono essere manifeste o nascoste, già pronte alla registrazione o bisognose di cura e costruzione. Inquadrature, tagli compositivi, lame di luce o gradazioni tonali, differenze di scala, sovrapposizioni di piani e di corpi: tutto è messo in campo per imbastire una spazialità costruita con sapienza ma capace di risultare fresca e immediata, mai mentale ma anzi sempre capace di risultare spontanea, uno spazio che è teatro di risultati visivi non banali e intriganti.
Tra i temi più frequentati ecco allora l'attrazione per un'infinita declinazione dei rapporti tra ciò che è presente e ciò che è assente, allusioni a relazioni di implicazione tra ciò che è visibile e ciò che non lo è perché coperto, mascherato, evocato fuori dai bordi del campo visivo. Si tratta di architetture visive offerte al godimento partecipativo dell'osservatore chiamato a completare, ricostruire, interpretare suggestioni.
Sofisticati sono poi i giochi di ombre e i chiaroscuri, contrasti tra tramature cesellate e superfici piatte, giochi tra texture planari e corpi plastici, come nelle meravigliose foto areee di vele gonfie di vento che scivolano sulla superficie increspata dalle correnti del mare e dalla luce radente.
Acuta è la sua inclinazione alla costruzione di effetti sinestetici laddove, ad esempio, riesce a immergerci nel silenzio desertico del Medio Oriente alzando il volume del rumore delle bandiere che sbattono sferzate dal vento. Oppure, all'inverso, quando zittisce Manhattan bloccando nel cielo terso una nuvoletta translucente che proietta un morbido e solitario alone sul laghetto di Central Park solo per il nostro sguardo.
In generale, la qualità più intrigante del suo lavoro ci pare allora la capacità di modulare le relazioni tra le cose ritratte, ed è indifferente che si tratti di similitudini tra oggetti di diversa natura come anziane signore ed alberi nodosi, piuttosto che di rime, corrispondenze, antagonismi visivi o concettuali. L'obiettivo costante del suo lavoro è quello di costruire dialoghi tra oggetti e concetti che non siano scontati e provochino la riflessione e la partecipazione interpretativa di chi guarda.
Questa caratteristica emerge in modo preponderante nelle foto di nozze dove, accanto alle foto rituali, scatta la propensione tutta estroversa dell'autrice di spingere gli invitati a partecipare a foto individuali e di gruppo in cui le persone sono chiamate a interpretare messe in scene e pose col fine di produrre immagini autentiche e non banali. Si tratta di una sfida a raccogliere nel formato del reportage interazioni creative tra persone che si trovano a condividere un momento cerimoniale, un 'pungolo registico' per fare emergere qualità individuali e collettive che non siano ingessate in un'iconografia troppo consueta.
Collaborazioni
Collabora con i LTF, Live Tropical Fish e nel 2010 esegue il servizio fotografico nel 'Teatro 1763' di Villa Aldrovandi Mazzacorati a Bologna per il Cd musicale 'The day is too short to be selfish'
Nel 2008 collabora e diventa socia sostenitrice dell'associazione Onlus Handy Superabile che promuove sul territorio nazionale veri e propri progetti, collaborando con le istituzioni pubbliche ed i soggetti privati, al fine di rimuovere le barriere culturali, istituzionali e progettuali
Collabora da marzo 2008 con il teatro Canovaccio di Pisa, sia per le foto degli spettacoli teatrali sia per un percorso che la vedrà impegnata in diverse mostre a tema.
Ha collaborato nel 2006 al dvd live 'Materia Viva' di Mario Venuti al Teatro Greco di Taormina con il reportage fotografico dell'intero concerto.
Dal 2006 si occupa di fotografia di regata ed è la fotografa ufficiale della classe olimpica Finn Italia, segue la Classe nella Coppa Italia, nei Mondiali e negli Europei. B.A.
Dal 2005 si occupa di servizi fotografici matrimoniali ed eventi in stile reportage.
Mostre
Marina usa la sua passione per testimoniare i disagi dei diversamente abili e sensibilizzare attraverso le sue immagini i cosiddetti abili. Il reportage fotografico sulle barriere architettoniche a Pisa è stato esposto in una mostra fotografica presso l'Università di Pisa al fine di sensibilizzare le istituzioni al problema. Le foto inoltre sono state esposte a Viareggio nel 2009 e nel 2011 a Follonica.
Ha esposto in mostre fotografiche personali e collettive a Napoli, Pisa, Firenze e Roma, è stata selezionata nel 2006 dal National Geographic, con la foto 'Polipi al sole' che è stata pubblicata sul sito internet National Geographic Italia, e sempre dal National è stata selezionata nel 2009 con la foto 'Lo specchio della natura', sempre pubblicata sul sito internet del National Geographic Italia